osas e patologie cardiovascolari

Speciale Sonno:
OSAS e patologie cardiovascolari

Incontriamo nuovamente il dottor Filippo Scalise, cardiologo presso il Centro Medico Benvita, per affrontare il primo di sei incontri con specialisti del poliambulatorio per esplorare in maniera approfondita tutto ciò che riguarda i disturbi del sonno.

Buongiorno dottor Scalise, ci spiega che cos’è l’OSAS?

La Sindrome delle Apnee Ostruttive del Sonno (OSAS) è una malattia caratterizzata da interruzioni frequenti del flusso di aria attraverso le alte vie respiratorie, che si verificano durante il sonno. Queste interruzioni causano micro-risvegli di cui la persona di solito non si accorge ma che frammentano molto il sonno notturno e provocano un forte stress al cuore ed ai vasi sanguigni.

Ci sono dei dati sui soggetti affetti da OSAS?

Secondo i dati forniti dal Ministero della Salute sono affette da OSAS quasi il 30% delle persone con ipertensione arteriosa, tra il 65 e l’83% delle persone con ipertensione resistente ai farmaci, circa il 38% delle persone con patologie coronariche, tra il 12 ed il 26% delle persone con scompenso cardiaco, fino al 49% delle persone con fibrillazione atriale e tra il 58 ed il 72% delle persone colpite da ictus

In che modo le apnee del sonno si collegano alle patologie cardiovascolari?

Vi sono molti fattori che collegano le apnee del sonno alle patologie cardiovascolari. Tra queste c’è l’ipossia, cioè la carenza di ossigeno, un fenomeno negativo per molti organi e apparati tra cui cuore e sistema nervoso centrale.

Che cosa accade al nostro organismo in condizioni di ipossia?

Durante l’episodio apnoico, il flusso dell’aria dall’esterno verso i polmoni diminuisce o si interrompe e i livelli di ossigeno nel sangue calano bruscamente. Il corpo umano reagisce a questo fenomeno, rilasciando l’ormone dello stress, l’adrenalina, con lo scopo di spingere il soggetto in stato di apnea al risveglio e consentire dunque di riprendere la normale attività respiratoria. Nelle persone affette da OSAS di solito non si tratta di risvegli completi ma di brevi e parziali micro-risvegli che tuttavia possono manifestarsi oltre 30 volte ogni ora, in corrispondenza di ogni episodio di apnea.

Quindi è un po’ come se il nostro corpo attivasse un sistema d’allarme?

Sì, esattamente. In pratica la carenza di ossigeno durante le apnee rappresenta un “pericolo” che scatena nell’organismo proprio una continua “reazione di allarme” e sottopone il sistema cardio-circolatorio ad un ripetuto e prolungato stress.

Da quanto afferma mi sembra di capire che sia fondamentale diagnosticare l’OSAS, giusto?

Viste le strette correlazioni tra OSAS e malattie cardiovascolari, appare chiaro come il suo riconoscimento e trattamento sia molto importante specialmente in quelle condizioni (ipertensione, scompenso) in cui si ha una insoddisfacente risposta ad interventi terapeutici solitamente efficaci.

Quale può essere una giusta terapia per affrontare l’OSAS?

Le indicazioni riguardo al tipo di terapia dipendono in modo particolare dalla severità del disturbo respiratorio, valutata sull’indice apnea/ipopnea (AHI) e sulla gravità dei sintomi associati. La principale terapia medica dell’OSAS è rappresentata dalla ventilazione continua a pressione positiva (CPAP). Tale metodica prevede l’applicazione di una maschera nasale od oro-nasale che invii aria ambiente a pressione costante nelle vie aeree superiori e ne impedisca il collasso contrastando gli episodi di apnea/ ipopnea che si verificano durante il sonno. Tenendo conto dei processi fisiopatologici sopra menzionati è quindi ipotizzabile che la terapia con CPAP possa essere utile anche nella prevenzione cardio-vascolare dei pazienti OSAS. Infatti, è stato dimostrato che l’uso della CPAP è in grado di migliorare la ridotta saturazione d’ossigeno e ridurre la morbilità e mortalità cardiovascolare. Anche se rappresenta la terapia elettiva, la CPAP non è comunque l’unico trattamento possibile in corso di OSAS; in effetti, soprattutto nelle forme posturali con ostruzione oro-faringea, può essere molto utile l’applicazione di protesi orali che riposizionano la mandibola e la lingua, modificando così lo spazio aereo retropalatino e retrolinguale. La loro efficacia è sicuramente ridotta rispetto alla CPAP e pertanto l’applicazione di protesi orali è indicata nelle forme lievi di OSA o in caso di totale diniego all’utilizzo della CPAP.

Ringraziamo il dottor Scalise e ricordiamo che per prendere un appuntamento con lui presso i nostri ambulatori è sufficiente cliccare su questo link.

Redazione Benvita
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