infertilità maschile

Infertilità maschile: il ruolo dell’alimentazione

Nei precedenti incontri con la dottoressa Serena Maruccia, androloga e urologa del Centro Medico Benvita, abbiamo parlato di cistite, prostatite e prevenzione al maschile. Oggi affrontiamo con lei un altro argomento, sempre attuale, che riguarda più da vicino gli uomini.

Buongiorno dottoressa Maruccia, parliamo di infertilità maschile. Cominciamo da un esame rivelatore: che cos’è lo spermiogramma?

Lo spermiogramma è l’analisi della qualità dello sperma, in particolare della qualità degli spermatozoi. Gli spermatozoi sono la componente maschile della fertilità e contengono nella loro testa l’eredità di DNA trasmessa dal padre. Attraverso lo spermiogramma si va ad analizzare sia il numero degli spermatozoi, sia la forma, la qualità e la bellezza degli spermatozoi.

Perché parliamo della fertilità maschile come di un problema?

Beh, basterebbe un dato per spiegarlo: pensi che solo il 30% dei maschi europei ha oggi una qualità ottimale degli spermatozoi… Ma facciamo un passo indietro. Esiste un progetto, nato qualche anno fa, che si chiama Eco Food Fertility e, accanto a questo, ne è nato un altro chiamato FAS: Fertilità, Ambiente, Stili di vita. Parte dal presupposto che negli ultimi 70 anni si è assistito ad una drammatica riduzione dei parametri dello spermiogramma.

Sarebbe a dire?

Qualche anno fa era emersa l’idea di andare a capire perché negli ultimi anni c’era stata una riduzione del 54% delle forme normali degli spermatozoi: in seguito a spermiogramma a cui si era sottoposta una popolazione sana, si era visto che le forme normali degli spermatozoi erano sempre meno. Si è visto anche, per esempio, che dal 1973 al 2011 c’è stata una riduzione del 50-60% della conta spermatica totale, ovvero del numero di spermatozoi. Se si fa un’analisi quantitativa dello sperma, per troppi parametri si è avuta una drastica riduzione: se prima era il 54% di forme normali, adesso è diventato normale uno spermiogramma col 4% di forme normali.

Perché?

Questo perché si è proprio assistito ad una riduzione della qualità complessiva dei parametri seminali. Una delle teorie che spiegano questa crollo è quella che vuole individuare nello spermatozoo un master di inquinamento ambientale. Il progetto Eco Food Fertility parte proprio da questo, e non a caso parte dalla Terra dei fuochi per cercare di capire se c’è differenza tra gli spermatozoi dei ragazzi che vivono in zone a forte impatto ambientale (oltre alla Terra dei fuochi sono stati coinvolti territori come la zona di Seveso, dell’Ilva di Taranto, Brescia…) e quelli di altre persone con le medesime caratteristiche demografiche (coetanei, non fumatori…), ma provenienti da zone diverse.

Che tipo di studio è stato fatto? A quali conclusioni si è giunti?

Sono stati presi 400 ragazzi che per 4 mesi sono stati sottoposti ad un modello alimentare fedele alla dieta mediterranea, con cibi provenienti da coltivazioni biologiche. Si è visto quindi che questi soggetti, sottoposti ad un nuovo stile di vita hanno migliorato tutti i principali parametri del liquido seminale, compreso il DNA trasportato. Contemporaneamente, nell’analisi dello sperma più brutto, c’era fino al 70% di presenza di metalli pesanti. È stata dunque rilevata una differenza qualitativa degli spermatozoi. Si è concluso che modificando lo stile di vita si è andati a correggere questo aspetto e si è dedotto che l’alimentazione, in qualche modo, poteva contrastare questo effetto epigenetico, ovvero l’effetto dell’impatto di quello che c’è intorno come ambiente sulla qualità degli spermatozoi.

Perché, da quello che ci sta dicendo, il maschio appare così più vulnerabile della femmina?

Perché la femmina ha un certo corredo di cellule-uovo, che nascono con lei e cominciano a maturare ogni 28 giorni da quando entra nella pubertà, ma sono sempre quelle. Se non sono fecondate vengono eliminate attraverso il ciclo. Invece nel maschio non succede così: ogni 3 mesi c’è una popolazione di spermatozoi che si rinnova. Quindi gli spermatozoi, rispetto alla cellula-uovo, sono molto più sensibili a tutti i cambiamenti che ci sono accanto: il fumo di sigaretta, ad esempio, è uno dei fattori che più fa deteriorare la qualità degli spermatozoi. Se io ad un paziente fumatore chiedo di smettere di fumare, nel giro di tre mesi noterà un miglioramento incredibile.

Immagino che questo sia uno dei primi consigli dati alle coppie che cercano di avere figli e non riescono…

Sì. Smettere di fumare, avere una regolare attività fisica, essere normopeso, ovvero tutte caratteristiche che rappresentano lo specchio di un’alimentazione sana e controllata, con l’assunzione, in particolare, di alimenti antiossidanti che rispondono alla dieta mediterranea: frutta , verdura, legumi e cereali, tutti provenienti da agricoltura biologica. Questi cibi migliorano la qualità dello sperma e del DNA che lo spermatozoo trasmette alla cellula uovo e aiutano la coppia ad avere risultati migliori nel tentativo di avere un figlio. E l’alimentazione sana, oltre a migliorare la probabilità di concepimento, riduce anche la probabilità di aborto.

Quante sono in Italia le coppie che soffrono di infertilità?

Tante, l’11% delle coppie soffre di problemi di fertilità. Ci tengo a sottolineare che il problema della fertilità è un problema di coppia, di tutti e due i partner. La responsabilità è nel 50% dei casi nel maschio e nell’altro 50 della donna.

Ringraziamo la dottoressa Maruccia, ricordando che, cliccando su questo link, è possibile prenotare una visita ambulatoriale con lei presso il Centro Medico Benvita.

Redazione Benvita
redazione@benvitamedica.com