18 Gen Come “difendersi” dallo smart working
Uno degli ambiti che più ha risentito dei cambiamenti imposti dalla pandemia da Covid-19 è sicuramente quello lavorativo. L’introduzione del cosiddetto smart working ha infatti modificato, in maniera sostanziale, la vita di milioni di lavoratori, sia in Italia, sia all’estero.
I vantaggi riscontrati sono stati evidenti, al punto che, secondo uno studio di Aidp, due aziende su tre hanno continuato a promuovere il lavoro intelligente anche con l’attenuarsi dell’emergenza e, nel 58% dei casi, si proseguirà anche per tutto il 2021. Ma che cosa comporta il lavoro da casa? Quali sono le conseguenze concrete per il nostro fisico generate da un lungo periodo trascorso in un ambiente lavorativo improvvisato, dove il divano prende spesso il posto della scrivania? Ne abbiamo parlato con Moreno Farina, massofisioterapista del Centro Medico Benvita.
Buongiorno dottor Farina, sebbene alla sua professione non si possa applicare lo smart working, immagino che negli ultimi tempi lei abbia comunque toccato con mano le conseguenze di questo nuovo modo di lavorare…
Sì, proprio così. Abbiamo avuto un cambiamento di fascia d’età dei nostri pazienti: se prima venivano più soggetti anziani legati a patologie come l’artrosi, adesso abbiamo un 50% di anziani e l’altro 50% di gente che ancora lavora, con problematiche legate prevalentemente allo smart working.
Quali sono le problematiche più diffuse da lei riscontrate?
Sicuramente la cervicalgia e la lombalgia. Poi qualche dolore a livello tendineo per quanto riguarda l’arto superiore, a causa dell’errato uso del mouse. Per entrare nel dettaglio potremmo dire emicranie, nausee o giramenti di testa dovuti alla posizione errata del capo che, per restare in direzione dello schermo, resta piegata verso il basso in maniera innaturale.
Perché il lavoro da casa può risultare così dannoso per il nostro fisico?
Perché lavorare da casa comporta anche fare i conti con un arredo non adeguato, a livello di sedute e di scrivanie, a differenza invece di quanto avviene negli uffici che sono obbligati a rispettare le norme della sicurezza sul lavoro e che dunque consegnano al lavoratore delle postazioni che tutelano maggiormente il fisico da eventuali problematiche.
In ufficio di solito si tiene una posizione corretta: la testa è diritta e guarda il computer, assumendo così una posizione neutra. Quando sei a casa, invece, o si lavora su un tavolo, o sul divano col computer sulle gambe o, ancora peggio, sul letto col computer davanti a te (quindi molto più in basso rispetto alla posizione degli occhi). Si tiene quindi la testa sempre in una posizione di tensione continua che porta a contrarre i muscoli del collo e, a lungo andare, a causare problematiche come i giramenti di testa.
Come possiamo rendere l’ambiente casalingo più vivibile per il lavoro?
Una postazione di lavoro corretta deve essere la più comoda possibile: la sedia deve essere ad un’altezza giusta rispetto al tavolo su cui si lavora; lo schermo deve avere la parte superiore ad altezza occhi, ovvero gli occhi devono poter guardare diritto nella webcam, quindi andrebbe sempre rialzato per evitare di avere la testa bassa per fissarlo. La testa va tenuta il più possibile in posizione neutra: non troppo avanti né indietro, né di lato. La tastiera deve essere davanti, in posizione frontale; il mouse sarebbe meglio che fosse quello verticale, un tipo mouse che ti consente di tenere la mano leggermente inclinata, in modo da affaticare meno polso e tendini ed evitando così varie problematiche infiammatorie legate alla mano e al polso. Non bisogna poi tenere troppo tempo le gambe sospese o accavallate, sempre perché la posizione più neutra possibile è comunque la migliore. Sollevare le gambe e tenerle sospese fa scaricare tutto il peso sul fondo schiena e porta le anche sopra i 90 gradi: sarebbe più corretto che le gambe fossero indirizzate sotto la sedia, anziché in avanti. È importante poi scegliere un ambiente luminoso di giorno, senza finestre alle spalle, mentre di sera bisogna attenuare l’intensità della luminosità del monitor per non affaticare gli occhi.
Quali sono, alla lunga, le conseguenze di un affaticamento della vista?
Se si affaticano gli occhi si può creare una problematica di cervicale, perché si tende ad avvicinare la testa al monitor assumendo una posizione non corretta.
Come alleggerire il carico da smart working per il nostro fisico?
Ogni 30/45 minuti occorre fare una camminata in casa, magari muovendo spalle e testa e, possibilmente, evitando il frigorifero… Bisognerebbe poi prendere l’abitudine, visto che sono cambiati i ritmi di lavoro, di fare qualche massaggio una o due volte al mese per sollecitare la muscolatura.
In che modo in un lavoro come il suo si garantiscono adeguati presidi di sicurezza sanitaria per i pazienti? Da Benvita sono previsti particolari accorgimenti?
Sì. Siamo molto attenti e ci teniamo che gran parte della sanificazione avvenga proprio davanti ai nostri pazienti, in modo che possano essere tranquilli. Si lavora sempre con mascherina o visiera, si sanificano sempre gli ambienti e quando esce un paziente e ne entra un altro lasciamo trascorrere 10-15 minuti per arieggiare il locale. Abbiamo i sanificatori all’ozono, inoltre spruzziamo negli ambienti prodotti sanificatori tra un paziente e l’altro; puliamo lettino e macchinari, oltre ovviamente alle mani (pratica questa che facciamo insieme al paziente). Usiamo le mascherine FP2 per dare una maggior tutela a chi viene da noi. Cerchiamo, quando possibile, di lavorare in palestra dove l’ambiente è più grande e ci consente di mantenere anche un distanziamento fisico di un paio di metri dal paziente, toccandolo il meno possibile. Sanifichiamo attrezzi e macchinari appena vengono utilizzati, mentre il paziente si allontana verso una nuova attività. Appena arriva il paziente ci sanifichiamo le mani insieme e ci teniamo a fare questa operazione davanti a lui, così come la pulizia degli oggetti usati davanti a lui (ad esempio il lettino), per dargli la sicurezza della pulizia e farlo vivere il momento della visita in totale tranquillità.
Ringraziamo Moreno Farina e ricordiamo che è possibile prenotare un appuntamento ambulatoriale con lui cliccando su questo link.