27 Ott Che cos’è l’osteoporosi?
Incontriamo il dottor Federico Furlan, internista e medico del metabolismo osseo del Centro Medico Benvita, già intervistato in passato a proposito della vitamina D, per affrontare l’argomento osteoporosi.
Buongiorno dottor Furlan, cominciamo con un’affermazione da uomo della strada: l’osteoporosi è una malattia tipica del gentil sesso. È corretto?
Cominciamo male! È un grande errore… Iniziamo allora col dire che cos’è l’osteoporosi: si tratta di una malattia caratterizzata da una bassa massa ossea, per cui nei soggetti che ne soffrono aumenta il rischio di fratture che sono dette “da fragilità”, ovvero fratture che avvengono anche spontaneamente.
Lei è un internista, endocrinologo ed è un medico del metabolismo osseo, perché, poiché parliamo di ossa, la sua competenza è più adeguata di quella di un ortopedico?
Perché l’osteoporosi è una malattia del metabolismo osseo. Come dice lei, si pensa “osteoporosi = ortopedico”: ma è sbagliato. L’ortopedico fa parte del pool che si occupa del paziente malato poiché cura la frattura. Ma l’osteoporosi deve essere curata da un endocrinologo perché riguarda il metabolismo dell’osso.
Perché si sente parlare così tanto di osteoporosi?
Il motivo per cui l’osteoporosi è al centro di molte campagne a livello europeo e mondiale attraverso l’Organizzazione Mondiale della Sanità è perché si tratta di una patologia estremamente diffusa: solo in Italia ci sono quasi 5 milioni di pazienti (4 milioni donne e 1 milione uomini). Questi numeri così alti nel nostro Paese sono legati all’invecchiamento: in Italia, infatti, gli over 65 sono la maggioranza. Inoltre c’è un evento nella vita delle persone, la menopausa (andropausa per gli uomini), che provoca l’osteoporosi.
Vi sono poi una serie di malattie sistemiche di vario tipo: patologie dell’apparato gastrointestinale, malattie infiammatorie, immunoreumatologiche, malattie genetiche, tutte malattie che possono intaccare l’osso e causare l’osteoporosi.
L’osteoporosi è dunque la conseguenza di altre malattie?
Sì, ma non solo. Esistono due tipi di osteoporosi: primaria e secondaria. Quest’ultima è conseguente ad un’altra malattia: celiachia, intolleranze, malattie renali, artrite reumatoide, malattie genetiche…
Quindi l’osteoporosi secondaria abbassa l’età media delle persone coinvolte?
Sì, se pensiamo ad esempio alle malattie genetiche: ne soffri dalla nascita e ti provocano l’osteoporosi sin da giovane.
Ha spiegato che cos’è l’osteoporosi secondaria. Invece quella primaria?
Le osteoporosi primarie o primitive sono di tre tipi: costituzionale, post menopausale, senile. La prima dipende dal fatto che un individuo nasce già fatto in un certo modo, ovvero ha già, di suo, una massa ossea bassa. Se la genetica fa cilecca, uno è fatto così. La menopausa causa una perdita fisiologica di calcio dalle ossa, perché la quantità di estrogeni presenti nel sangue cala perché le ovaie non funzionano più. L’osteoporosi senile, dovuta all’invecchiamento, compare invece dopo i 65-70 anni.
A livello diagnostico come ci si comporta?
E’ importante individuare per tempo una diagnosi di osteoporosi perché si tratta di una malattia silente, ovvero che non porta sintomi: ce ne si accorge quando ormai è troppo tardi, cioè quando si subisce una frattura da fragilità. L’obiettivo quindi è individuare i pazienti a rischio, ossia che hanno l’osteoporosi e che non hanno ancora fratture, per iniziare un trattamento.
Anche per l’osteoporosi l’attività di prevenzione andrebbe cominciata sin da quando si è piccoli?
Sì, come per tutte le malattie: bisognerebbe insegnare ai bambini a mangiare sano e a fare sport. Uno stile di vita sano è fondamentale per tutte le malattie. Però capisce che, poiché l’80% della mia massa ossea è determinata dalla genetica e solo il 20% è condizionato da alimentazione e attività fisica, se geneticamente sono predisposto non si cambia il quadro generale.
Questo è il motivo per cui mi interessa individuare l’osteoporosi solo se ho dei segnali di rischio. Nei bambini, per esempio, studierò quelli che a 10 anni hanno già avuto tre fratture, oppure studio quei pazienti che hanno quelle malattie che potrebbero causare l’osteoporosi. Il mio obiettivo diventa quindi ridurre il rischio di fratture, perché le fratture da fragilità hanno un impatto economico enorme sul sistema sanitario.
Di che tipo di impatto stiamo parlando?
Solo in Italia, per il trattamento di fratture da osteoporosi, si superano di gran lunga i 7 miliardi di euro l’anno.
Quali sono le fratture da fragilità più diffuse?
Sono la frattura del polso, la frattura delle vertebre e quella del femore. Quando una frattura del femore entra in una spirale negativa, può arrivare a causare la morte (la frattura del femore come causa di morte viene dopo il tumore, l’ictus e l’infarto). Ma se supero la frattura e rimango invalido, l’impatto economico sul sistema sanitario è elevatissimo: riabilitazione, macchinari da tenere anche a casa, personale coinvolto… Pensi che il 40% dei pazienti che subisce una frattura del femore non riprende l’attività che aveva prima. Potremmo dire che tra i principali scopi nella prevenzione delle fratture c’è proprio quello economico.
Quali terapie intervengono contro l’osteoporosi?
Possiamo dire che le terapie sono molteplici in base all’origine dell’osteoporosi e sono diverse innanzitutto nel caso si tratti di osteoporosi secondaria o di tipo primario, a seconda se si tratta di osteoporosi costituzionale, postmenopausale o senile. Poi dipenderà anche dalla fisiologia del soggetto. Non esiste quindi una cura unica per l’osteoporosi che vada bene per tutto, così come non può esistere il termine osteoporosi da solo: non vuole dire niente. Bisogna che venga dato sempre un nome ed un cognome. Parlerò, per esempio, di osteoporosi secondaria causata da artrite reumatoide, in modo da andare incontro a terapie mirate, specifiche per quel tipo di osteoporosi.
In che modo l’attività sportiva e l’alimentazione danno una mano a combattere l’osteoporosi?
Attraverso l’alimentazione assumiamo vitamina D e calcio, fondamentali per le ossa. Le acque minerali sono una fonte di calcio molto utile. L’attività fisica aiuta contro l’osteoporosi perché da giovani stimola la crescita ossea, mentre dai 50 anni in su serve a sviluppare una migliore muscolatura per sostenere meglio l’osso.
Ringraziamo il dottor Furlan e ricordiamo che, cliccando su questo link, è possibile prenotare una visita con lui presso gli ambulatori del Centro Medico Benvita.