19 Ott Speciale sonno:
il ruolo dell’otorino nei casi di OSAS
Incontriamo il dottor Alessandro Pusateri, otorino presso il Centro Medico Benvita, col quale proseguiamo il nostro cammino verso una maggiore conoscenza dei disturbi del sonno. Il dottor Pusateri ci racconta in particolare il ruolo dell’otorino nell’affrontare quelle situazioni in cui il riposo notturno diventa problematico.
Buongiorno dottor Pusateri, in che modo l’otorino è coinvolto nelle patologie dei disturbi del sonno?
L’otorino, per quanto riguarda i disturbi del sonno, entra in campo per l’OSAS, la Sindrome delle apnee ostruttive del sonno, e interviene in due frangenti: nella parte diagnostica e nella parte terapeutica. La parte diagnostica riguarda la fase di inquadramento del paziente ed è imprescindibile. Può avvenire sia tramite la polisonnografia, sia attraverso l’analisi della parte morfologica delle vie aeree superiori. Una visita completa a livello otorinolaringoiatrico, ovvero laringe, faringe, palato e vie nasali, conformazione del distretto laringeo, è importante. Si tratta di valutazioni che vengono fatte con l’endoscopia. Si può anche fare un’endoscopia in sedazione: viene indotto un sonno farmacologico e si va a valutare i siti che possono essere ostruiti.
Anche l’otorino valuta i dati emersi dall’esame con la polisonnografia?
Sono due forze che si integrano: il dato della polisonnografia è un dato strumentale che ti dice quante apnee fa il paziente, l’otorino vede il paziente e fa una valutazione morfologica delle vie aeree.
Quindi fino ad ora abbiamo visto l’ambito diagnostico. Per quanto riguarda invece l’area terapeutica?
In ambito terapeutico è un campo minato: ci sono stati tempi in cui la chirurgia era in auge e sembrava la panacea di tutti i mali, poi il suo ruolo è stato via via ridimensionato. Come spesso capita in altri ambiti della nostra vita, credo che la risposta sia un po’ nel mezzo: la chirurgia nel trattamento delle apnee del sonno deve essere valutata in modo responsabile, non è quasi mai una soluzione definitiva perché l’osas è una patologia complessa che va trattata a più livelli. È chiaro che per le forme più gravi va trattata inizialmente con la C-PAP. La chirurgia da sola non è mai la sola via percorribile.
Mi scusi, ma che cos’è la C-PAP?
C-PAP innanzitutto è l’acronimo di Continuous Positive Airway Pressure, ovvero pressione positiva continua delle vie aeree. È un metodo di ventilazione respiratoria utilizzato nei casi di apnee del sonno.
Prima mi accennava all’aspetto chirurgico. Di che tipo di chirurgia si parla eventualmente?
Come otorini si può parlare di vari livelli di chirurgia: chirurgia del naso, della faringe, ipofaringe, palato, orofaringe. Anche chirurgia della lingua, perché si possono creare delle situazioni di apnea se la lingua cade posteriormente. Vi sono poi interventi più invasivi come gli avanzamenti mascellari che sono però più di competenza dei chirurghi maxillofacciali che degli otorini.
Mi sembra di aver capito che non esiste un’uniformità di pensiero rispetto alla chirurgia. È così?
Sì, perché si è visto come gli interventi chirurgici possano dare buoni risultati nell’immediato, ma poi, su lungo periodo tendano ad avere delle ricadute sul discorso apnoico puro. Per esperienza posso affermare che la chirurgia aiuta quando è affiancata ad un buon lavoro pneumologico: se il paziente è seguito da un buon pneumologo e se fa una C-PAP fatta bene.
Quale l’identikit del paziente tipo?
Il tipico paziente OSAS è sovrappeso, iperteso o con altre problematiche di tipo cardiologico, spesso fumatore o con problemi polmonari. A volte poi capita, in modo quasi inusuale, il paziente magro, giovane, senza fattori di rischio, ma che soffre di OSAS. Sono questi i casi in cui di solito la chirurgia può avere più senso, perché sono i casi in cui non si tratterebbe di un fisico appesantito, usurato, ma di una malformazione che va corretta da un punto di vista chirurgico.
Qual è l’iter di un paziente? Io prima devo sottopormi alla polisonnografia o posso presentarmi da lei con una diagnosi di OSAS senza passare dalla polisonnografia?
Per avere una diagnosi di OSAS la polisonnografia è assolutamente necessaria. Un iter realistico è: medico di base, polisonnografia e poi otorino, pneumologo o viceversa. È indifferente da chi si vada per primo, però il paziente deve uscire sia con una visita pneumologica, sia con una otorinolaringoiatrica. La valutazione di solo uno dei due regala una visione parziale e non completa del quadro relativo a quel paziente.
Ringraziamo il dottor Pusateri e ricordiamo che, cliccando su questo link, è possibile fissare un appuntamento con lui presso il Centro Medico Benvita.