06 Lug La parola all’esperto:
parliamo di obesità
Incontrare il dottor Maurizio Bonetti, diabetologo, nutrizionista, dietologo e internista presso il poliambulatorio Benvita Medica, è come farsi guidare lungo un viaggio di cui non si conosce il punto di arrivo.
Accade questo non solo perché sei travolto dall’entusiasmo con cui ti racconta i suoi innumerevoli viaggi facendoti quasi inebriare dai profumi dei tanti luoghi visitati, ma perché lo stesso entusiasmo lo ritrovi anche nella narrazione della sua professione e nella fermezza delle sue convinzioni. E ne sei, appunto, inevitabilmente travolto.
Buongiorno dottor Bonetti, la fine del lockdown ci ha trovato quasi tutti appesantiti, proprio nel periodo della fatidica prova costume…
Non baderei troppo all’apparenza, perché il sovrappeso o addirittura l’obesità sono soprattutto una questione di salute. Durante il lockdown il nostro organismo ha introdotto più kilocalorie di quante ne abbia bruciate, proprio per l’impossibilità di uscire di casa. Chi si trova a riscontrare un aumento di peso, anche contenuto, dovrebbe pensare innanzitutto alle sue conseguenze in termini di benessere, anziché di estetica.
Significa che anche un sovrappeso minimo andrebbe tenuto sotto controllo?
Esistono delle formule che indicano chiaramente le condizioni del nostro fisico, in particolare il Body Mass Index che si calcola dividendo il peso in chilogrammi per il quadrato dell’altezza calcolata in metri: se lei pesa 90 kg ed è alto 1,80 metri, il suo B.M.I. sarà 90/(1,8×1,8)= 27,7. Ebbene, con un B.M.I. di 27,7 lei sarebbe chiaramente sovrappeso. La “normalità”, ovvero una condizione che non impone una preoccupazione di tipo medico, è compresa tra un B.M.I. di 18,5 e 24,9. Quindi, per rispondere alla sua domanda, se il sovrappeso la facesse sforare oltre la soglia della “normalità”, allora sì: bisognerebbe fare in modo di rientrarvi perché non sarebbe salutare.
Immagino che, se parlando di sovrappeso diciamo che “non sarebbe salutare”, la parola obesità ci apra degli scenari preoccupanti…
L’obesità è una malattia, deve essere molto chiaro. È al quinto posto nel mondo tra i fattori di rischio per numero di morti ogni anno ed è corresponsabile dello sviluppo di neoplasie. Pensi che, per ogni aumento di un valore pari a 5kg/mq dell’indice B.M.I., la probabilità di sviluppare alcune forme tumorali aumenta con le seguenti percentuali: utero del 62%, vescica 31%, rene 25%, cervice 10%, tiroide 9%, leucemia 9%, fegato 19%, colon 10%, ovaie 9% e mammella del 5%. Inoltre l’obesità porta a complicanze sia precoci, sia tardive. Tra le prime ci sono la facile affaticabilità, le alterazioni osteoarticolari e problemi psicologici legati alla perdita di autostima, all’insicurezza e all’isolamento. Le complicanze tardive, invece, prevedono l’aumento della morbilità e della mortalità per l’ipertensione arteriosa, la cardiopatia ischemica, le patologie osteoarticolari e gli ictus cerebrali.
Una persona obesa quanto dovrebbe dimagrire per ridurre il rischio di complicanze?
L’ideale sarebbe che la circonferenza addominale scendesse sotto i 100 cm per gli uomini e sotto gli 88 cm per le donne. Al di sopra di questi valori, infatti, andiamo incontro anche ad un aumento del rischio di infarto del miocardio, del diabete mellito e della sindrome metabolica.
Quali sono i fattori di rischio per l’obesità?
Ovviamente l’alimentazione. Nei primi due anni di vita l’iperalimentazione provoca iperplasia e ipertrofia (ovvero aumento del numero e aumento del volume) delle cellule adipose. Vi sono poi altri fattori di rischio ben noti come la sedentarietà e la familiarità e altri meno noti come le condizioni economiche. C’è anche un fattore di rischio generalmente sconosciuto ed è la temperatura dell’ambiente in cui viviamo. Alzando la temperatura delle nostre abitazioni fino a 21-23 gradi, contro i 19 consigliati, si riduce la spesa energetica del nostro organismo favorendo un aumento di peso. In buona sostanza, quando c’è troppo caldo il nostro organismo brucia meno calorie per mantenere la temperatura corporea intorno ai 37° e torniamo così al discorso iniziale delle kilocalorie bruciate e di quelle assunte…
Mi sembra molto chiaro. Che cosa si potrebbe o si dovrebbe fare per cominciare un percorso virtuoso che ci porti verso uno stile di vita più salutare che ci aiuti a combattere l’obesità?
Si possono fare tante cose… Si può ridurre il tempo dedicato alla tv per dedicarsi ad attività più dinamiche; si può praticare sport; si può decidere di fare le scale anziché prendere l’ascensore; si può parcheggiare l’auto lontano dal posto da raggiungere; si può camminare velocemente. A proposito della camminata veloce, pensi che sarebbe sufficiente meno di mezz’ora al giorno per diminuire il rischio di contrarre molte patologie. Per esempio, da alcuni studi emerge che l’incidenza di alcune neoplasie, come ad esempio il tumore al colon, si riduce del 31% con 30 minuti di passeggiata al giorno.
Invece per quanto riguarda l’alimentazione? Vi sono innumerevoli diete che ci vengono sottoposte dagli organi di informazione, dai libri, dalla rete…come ci si dovrebbe regolare?
Diciamo innanzitutto che il digiuno fa male, sempre: provoca la progressiva atrofia dei villi intestinali, con conseguente rischio di sepsi. Non sono per il sacrificio a tavola e ritengo che la dieta mediterranea sia ancora la miglior soluzione per eliminare massa grassa e creare massa magra.
Qualcuno sarebbe molto contento di ascoltare questa sua affermazione: la perdita di peso è sempre associata ad un grande sacrificio a tavola, fatto di rinunce e assunzione di cibi che altrimenti non sarebbero contemplati. Ma lascerei l’approfondimento di questo argomento ad un altro appuntamento che spero vorrà concedermi.
Senz’altro! A presto.
Il viaggio col dottor Bonetti al momento termina qui, dopo una chiacchierata da cui usciamo arricchiti. Per chi volesse incontrarlo, è sufficiente prendere appuntamento presso il centro medico Benvita a questo link