18 Nov Lockdown? I pazienti
più gravi diminuiscono
Insieme al dottor Massimiliano Dieci, psichiatra presso il Centro Medico Benvita, proseguiamo gli incontri del nostro “Speciale Lockdown” e scopriamo quale rapporto esiste tra le principali patologie psichiatriche e la clausura forzata a cui ci sottopone il lockdown. Con alcuni spunti davvero sorprendenti…
Buongiorno dottor Dieci, ci sono patologie psichiatriche che più di altre possono risentire di una clausura forzata?
Vorrei innanzitutto dire che sta succedendo una cosa strana: i pazienti gravi stanno meglio. E questo accade perché l’ipostimolazione, il non dover metter in gioco una serie di questioni che riguardano le relazioni e la socialità, ambiti che per i pazienti gravi, in particolare per gli psicotici sono un problema, fa sì che stiano meglio. Di questo tipo di pazienti se ne vedono proprio meno, ne visitiamo meno, ma è un dato già della prima pandemia: sono decisamente diminuiti. Stanno invece venendo fuori patologie a individui che non avevano mai avuto storie di patologie psichiatriche.
Che tipo di patologie?
Depressione, ansia, ipocondria, sia in pazienti nuovi, sia in pazienti che in passato avevano avuto una storia di disturbi d’ansia, somatoformi, oppure disturbi d’ansia legati alla paura di prendere malattie: ebbene, di questi c’è stata un’esplosione.
Ci sono soggetti che possono trovare un habitat ideale in questa condizione di lockdown?
Al di fuori dei pazienti pazienti psichiatrici, diciamo che le persone introverse hanno meno conseguenze dal lockdown, mentre quelle estroverse, con una propensione ampia alla socialità e alla ricerca di novità, sono quelle che soffrono di più.
L’introverso che si trova a grande agio in clausura, avendo assaporato una condizione di vita per lui ottimale, quando torna alla normalità non rischia di trovarsi in un disagio tale che rischia di essere quasi patologico?
L’introverso rientra nella condizione di prima, quindi non credo sia così. Gli introversi sono introversi, ma non evitano del tutto la socialità: semplicemente non gli piace, ma non la evitano a tutti i costi. Non mi aspetto che in tre mesi di lockdown che, alla peggio, potremmo avere davanti, uno cambi a tal punto da sfociare in una patologia.
L’alternarsi di questi periodi di apertura e chiusura che cosa provoca nelle persone?
La gente è stanca, affaticata. Quello che si sta vedendo è che, mentre prima c’era un’adesione più sentita alle regole di restrizione, oggi mediamente la gente aderisce di meno, perché sta vivendo tutto come un’imposizione. Mi adeguo perché me lo impongono, non perché lo capisco veramente. Come tutte le imposizioni è più difficile da accettare. A marzo era diverso, perché c’era l’idea che fosse qualcosa di ingestibile, che ci era capitata addosso all’improvviso; ora c’è invece la convinzione che tra i due lockdown si potesse far qualcosa che non è stato fatto, sia in termini di previsione, sia di prevenzione. C’è dunque più insofferenza e rabbia rispetto alle regole del lockdown.
Le dipendenze da droghe, alcol, fumo o i disordini alimentari, in questa situazione di lockdown sono accentuate?
Sì, certamente. Per quanto riguarda l’alimentazione ci sono dei dati che mostrano come gli italiani abbiano preso in media 1,5 kg di peso durante il primo lockdown. Ma questo perché c’è una generale tendenza a raggiungere quote di piacere nella vita: se hai aperto mille porte lo raggiungi con mille strade, se ne hai aperta solo una che è quella del frigorifero, ti sfoghi su quella… Per quanto riguarda le dipendenze direi che le cose possono andare solo peggio, perché, il dipendente è una persona fragile è in queste condizioni cercherà ancora di più nella propria dipendenza la effimera soluzione ai propri problemi.
Ringraziamo il dottor Dieci e ricordiamo che, cliccando su questo link, è possibile prenotare una visita con lui presso gli ambulatori del Centro Medico Benvita.