15 Giu Lo sport più pericoloso
La delusione è stata tanta, inutile dirlo. Lo slittamento della riapertura dell’attività sportiva per chi pratica Calcio a 5, il cosiddetto calcetto, da lunedì 15 giugno a giovedì 25 giugno, ha deluso i tanti praticanti di questo sport.
Già, perché in Italia, secondo uno studio dell’Istituto Superiore della Sanità, il calcetto è lo sport più praticato in assoluto a livello dilettantistico, poiché abbraccia una fascia d’età che va dai teenagers fino ai pensionati.
Esistono rituali precisi e puntuali che precedono la “serata calcetto”, facendo diventare questo sport un compagno fedele o terzo incomodo, che lo si guardi dalla prospettiva maschile o da quella femminile.
Lo sport (e il calcetto) fa bene, è risaputo, ma bisogna farlo bene, altrimenti si rischia di incorrere in infortuni banali e facilmente risolvibili o più seri e bisognosi di un’assistenza medica adeguata.
Il calcetto, che fa scendere in campo almeno una volta alla settimana tanti padri di famiglia che nel resto del tempo si allenano a cambiare canale tv col telecomando, a livello di infortuni presenta dei numeri che potremmo definire inquietanti.
CHE COSA DICONO I NUMERI
Ma vediamo qualche dato per essere più chiari.
Oggi in Italia oltre 20 milioni di persone praticano un’attività sportiva, il 40% delle quali sono donne. In quel 60% di maschi che praticano sport si annida un bel 46% di casi di infortuni legati al calcetto che finisce al pronto soccorso. Per dirla meglio: dei poco più di 300 mila soggetti che ogni anno finiscono al PS in seguito ad un’attività sportiva, il 46% è a causa del calcetto, mentre gli altri sport sono tutti sotto l’8%…
Dal fondo arriva una domanda: ma perché giocare?
Perché, come dicevamo, il calcetto coinvolge molte generazioni di appassionati, dai liceali ai pensionati non amanti di bocce o cantieri e il problema infortuni è legato non alla pericolosità dello sport, ma alle condizioni fisiche dei praticanti, spesso sportivi improvvisati.
L’approccio al calcetto è sempre originato dal creare una piacevole serata tra amici, col pensiero al ritrovo e alle chiacchiere del dopo partita. Iniziata la partita, però, ci si sente come se la Coppa del Mondo ci aspettasse a bordo campo e si corre, si contrasta, si salta, nonostante l’allenamento alle spalle consentirebbe al massimo di camminare a passo spedito, stringere mani e alzare faticosamente una gamba. Il fisico non regge lo sforzo dettato dall’entusiasmo bambino di correre dietro ad un pallone, soprattutto perché, da un’indagine Istat, emerge come l’età dei praticanti over 50 sia decisamente in aumento. Gli sportivi improvvisati, quindi, stanno diventando anche più “maturi”.
INFORTUNI PIÙ DIFFUSI
Se un over 50, senza allenamento o con poco fiato e “poca gamba” alle spalle, si mette a scattare ripetutamente in campo, sottoponendo il fisico ad un importante stress per i continui cambi di direzione, un crack muscolare e alle articolazioni sono la conseguenza più naturale che ci si possa aspettare. Gli infortuni da calcetto possono essere poi legati sia ad una scarsa preparazione del giocatore, sia ai contrasti fisici con gli avversari. Per questa seconda tipologia di infortunio l’età media si abbassa notevolmente.
Le distorsioni a caviglia e ginocchio, con lesioni dei legamenti e del menisco, sono tra gli infortuni più diffusi (a causa del poco allenamento), seguiti dalle contusioni a piedi e testa (a causa di scontri di gioco). Le contusioni possono provocare leggere ecchimosi o ampi ematomi e, in base alla loro gravità, possono essere trattate con del semplice ghiaccio oppure, nel caso degli ematomi, devono essere drenati e poi l’arto ferito deve essere bendato.
A livello prettamente muscolare, oltre agli immancabili crampi, che colpiscono gli atleti professionisti e di certo non risparmiano quelli meno preparati, gli eroi settimanali del calcetto possono incorrere, in ordine di gravità, in contratture, stiramenti e strappi.
GLI INFORTUNI MUSCOLARI
La contrattura è il livello più basso (e più frequente) di lesione muscolare e genera la sensazione del muscolo che si oppone all’allungamento, rimanendo contratto. Stretching, massaggi e riposo risolvono in breve tempo il problema.
Lo stiramento è una lesione muscolare di media entità causato da un eccessivo allungamento della fibra muscolare. E’ doloroso localmente, richiede un periodo di riposo più lungo della contrattura e può prevedere anche l’assunzione di farmaci antinfiammatori.
Lo strappo muscolare è invece il livello più alto degli infortuni di questo genere e prevede la rottura di alcune fibre muscolari. Solitamente è classificato in tre gradi in base alla lesione subita dal muscolo: primo grado, meno del 5% delle fibre muscolari coinvolte; secondo grado, fino al 50%; terzo grado, fino al 75% delle fibre. I recuperi, in base al grado di gravità, possono essere di 15 giorni, 30 giorni, fino ad arrivare anche ai sei mesi per gli strappi di terzo grado, per i quali può essere previsto anche l’intervento chirurgico.
Continuiamo a giocare a calcetto senza paura, ma facendo più attenzione al nostro fisico: anche una corsetta e dello stretching fatto bene possono essere sufficienti per sfidare i nostri amici ed inseguire quella Coppa del Mondo a bordo campo senza mettere in pericolo il nostro fisico. Se poi, malauguratamente, fossimo traditi dal nostro quadricipite femorale over 50, potremmo sempre contattare gli specialisti del centro medico Benvita per tornare in forma e…in campo.
Fonti: ISS, Istat