22 Giu Che cos’è il “fracasso facciale”
Venerdì 19 giugno, mentre ci preparavamo ad affrontare un soleggiato weekend di inizio estate, siamo stati investiti da una notizia che ha colpito tutti in maniera trasversale: l’incidente di Alex Zanardi, il quale ha perso il controllo della sua handbike finendo contro un camion che proveniva in senso opposto.
Non è questa la sede per discutere di dinamiche, ipotizzare responsabilità e prodursi in elogi per l’uomo, prima che per il campione, Zanardi.
Qui proveremo a capire che cosa significhi l’espressione che i medici che lo hanno assistito e operato ci hanno fatto conoscere: il fracasso facciale.
“Trauma cranico facciale importante, con due ossa frontali fratturate e affondamento delle stesse, più fracasso facciale”. Questa è stata la descrizione delle condizioni dello sfortunato atleta da parte dei medici.
LA DEFINIZIONE CHIRURGICA
Si parla di fracasso facciale quando tutte o quasi tutte le ossa del volto, fronte, naso, orbita, zigomo, mascellare superiore, mandibola risultano fratturate a causa di un trauma molto violento. Si tratta indubbiamente del caso più grave di frattura del volto. Le fratture possono essere multiple ed instabili e i frammenti ossei possono quindi muoversi e arrivare a deformare il viso.
In questi casi si fa riferimento alla neurochirurgia per limitare i danni cerebrali e alla chirurgia maxillo-facciale, specialità che si occupa delle varie patologie della faccia e dello scheletro facciale. Anche presso il centro medico Benvita vi sono specialisti che si dedicano a questa branca medico-chirurgica.
COME SI INTERVIENE
Il trattamento dei traumi del massiccio facciale che provocano fratture al volto richiede un intervento rapido perché la riduzione della frattura dovrebbe avvenire rapidamente, poiché diventa più complicata col passare delle ore e quasi impossibile col trascorrere dei giorni.
Il trattamento primario è quindi medico chirurgico ed è volto soprattutto a far sì che le principali funzioni vitali risultino compromesse: l’evitamento dell’asfissia è fondamentale, poiché un’ossigenazione inadeguata può peggiorare l’edema cerebrale. La chirurgia maxillo-facciale subentra in un secondo momento, ma, come si diceva poc’anzi, molto rapidamente, ed ha come finalità primaria il recupero dei frammenti ossei spostati dal loro luogo di origine. Si tratta di cercare di ricomporre lo scheletro come era prima del trauma, attraverso l’utilizzo di placche e viti interne. Quindi, ricapitolando, le fasi dell’intervento sono tre: quella che prevede un trattamento di pronto soccorso, l’intervento chirurgico per garantire le funzioni vitali e infine la chirurgia maxillo-facciale come trattamento correttivo degli esiti del trauma.
LA CASISTICA
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, negli ultimi anni sono aumentati i casi di fratture dell’area maxillo-facciale, sia a causa dell’aumento della velocità dei veicoli sulle strade, sia all’aumento in generale del numero di conducenti, sia, legato a questo, all’aumento dei nuovi conducenti.
Anche l’Istat ci viene in aiuto segnalando come pedoni, ciclisti e motociclisti siano le categorie più vulnerabili sulle strade e quelle che più degli altri fanno registrare incidenti con conseguenti fratture del volto.
Da un punto di vista prettamente statistico, le cause principali dei traumi maxillo-facciali sono gli incidenti stradali, i traumi sportivi, gli incidenti sul lavoro, i traumi accidentali e domestici, le percosse e i traumi da arma da fuoco.
LE CONSEGUENZE
Nei casi di traumi così importanti come quelli maxillo-facciali, in particolare nel caso del fracasso facciale, si rivela molto importante l’apporto psicologico che il paziente riceve al termine del percorso chirurgico. Difatti, a volte, il trauma e le fratture distruggono letteralmente il senso di sé del soggetto, il suo senso di identità personale. La possibile alterazione dell’aspetto fisico, del proprio volto, modifica l’immagine che ciascuno ha di sé e, pertanto, ci si trova costretti ad integrare l’evento traumatico e l’effetto da esso provocato con la precedente conoscenza del sé, per mantenere un equilibrio psichico. Gli individui che partono da una considerevole autostima sono agevolati in questa operazione, mentre chi non ha risorse psichiche adeguate supererà con maggior difficoltà l’evento traumatico.