17 Dic Il trucco c’è, ma non si vede!
Parliamo di dermopigmentazione, ovvero trucco permanente o semipermanente, e lo facciamo con Manuela Bordin, operatrice socio sanitaria (OSS) presso il Centro Medico Benvita e responsabile di questo particolare trattamento. Cerchiamo di capire di che cosa si tratta e che cosa succede nella pratica.
Buongiorno signora Bordin, che cos’è la dermopigmentazione?
Dermopigmentazione è come si definisce oggi quello che una volta si chiamava trucco permanente o semipermanente. Oggi si preferisce usare una terminologia più tecnica e neutra perché, a differenza di una volta, vi si sottopongono anche molti uomini.
Perché il trucco è definito “semipermanente”?
Perché rimane per un tempo più o meno lungo: sono utilizzati pigmenti bioriassorbibili che nel tempo sono fagocitati dai macrofagi del derma.
Quindi va rifatto?
Sì, ed è giusto così perché comunque per legge non si può tatuare a livello permanente sul viso. Inoltre il viso, andando incontro all’invecchiamento, si rende sempre più vulnerabile rispetto alla forza di gravità che altera inevitabilmente gli interventi di dermopigmentazione: se il sopracciglio naturale si abbassa andando a coprire parzialmente l’occhio, la stessa cosa accade per quello tatuato, rendendo però più evidente il “decadimento” fisico.
Diceva che anche gli uomini vi si sottopongono: per fare cosa?
Ci sono uomini che soffrono di alopecia e vogliono rifarsi le sopracciglia, oppure c’è un tipo di pigmentazione che si occupa di ricreare l’effetto rasato, quindi si creano tutti i puntini sulla testa. Oppure uomini che si rifanno le labbra per una mancata pigmentazione e per un desiderio di piacersi di più da un punto di vista prettamente estetico. Anche perché i colori sono molto naturali.
In generale quali sono le aree di intervento?
Testa (cute), sopracciglia, labbra, infracigliare. Quest’ultimo serve a dare l’effetto di ciglia folte (si mette del colore tra un ciglio e l’altro in modo che si crei una sorta di ombra che fa sembrare che la persona abbia più ciglia di quelle effettivamente presenti). Per quanto riguarda le labbra, si interviene sul vermiglio dandogli una definizione migliore e un colore più intenso che dà un effetto di maggior volume. Oppure si può intervenire in caso di herpes e conseguente perdita di pigmentazione delle labbra, o si vivacizzano delle labbra un pochino spente. I campi d’azione sono tantissimi, anche perché poi c’è l’ambito paramedicale che riguarda le cicatrici da mastoplastica additiva in zona areolare o la ricostruzione a livello di pigmento dell’areola. La zona per la quale sono richiesti più interventi sono le sopracciglia.
La dermopigmentazione necessita di prescrizione medica?
No, per la dermopigmentazione estetica non serve la prescrizione medica. È ovvio che, se una persona soffre di determinate patologie o è allergico ad alcuni farmaci, debba chiedere al proprio medico. Altrimenti si può tranquillamente telefonare a Benvita e prendere un appuntamento…
Nella pratica come si applica il trattamento?
La dermopigmentazione ricorda l’attività del tatuatore: si va con un dermografo, un ago particolare, ad iniettare il colore oltre l’epidermide, nello strato superficiale del derma. La differenza rispetto al tatuaggio è che questo utilizza pigmenti definitivi, avvolti da una resina acrilica che non gli consente di essere fagocitati. I pigmenti che usiamo noi, invece, essendo bioriassorbibili, sono fagocitati col tempo.
Quanto dura un trattamento?
La durata è soggettiva: può durare mesi o anni. Dipende molto dall’età e dalla pelle della persona: su una pelle anziana ha una durata maggiore perché c’è un rinnovamento cellulare più lento, mentre su una pelle giovane ha una durata minore perché il rinnovamento cellulare è più rapido. Un anno, un anno e mezzo è la durata media, poi dipende anche da quanto uno ci tenga a mostrare un trattamento perfetto: ci sono persone che dopo due anni mantengono lo stesso trattamento senza fare il ritocco. Vi sono poi persone che invece vogliono essere sempre perfette e che per questo si sottopongono più frequentemente al ritocco. Diciamo che per un anno dura senz’altro, poi si scarica gradatamente.
All’inizio della nostra chiacchierata faceva cenno all’areola del seno: in che modo si interviene?
In seguito all’asportazione del seno c’è la necessità di ricostruire l’areola, dando pure l’effetto ottico della tridimensionalità del capezzolo; oppure per chi si sottopone a mastoplastica addittiva o sottrattiva c’è il problema della cicatrice che rimane e che si può mascherare. L’areola, in paticolare, che è sempre stata appannaggio dei tatuatori, per legge è diventata di competenza sanitaria, quindi ce ne occupiamo noi di Benvita.
Quale strumentazione è utilizzata?
Si usano macchinari di prima qualità e pigmenti organici, tutti certificati secondo le normative europee. Anche gli aghi sono monouso e sono assolutamente garantiti.