16 Apr Il trattamento del dolore
negli sportivi
E’ primavera! Per riprendere al meglio l’attività sportiva a tutti i livelli, è molto importante conoscersi e conoscere anche i segnali che ci invia il nostro corpo.
Andiamo a correre nonostante quel dolorino al ginocchio che ci accompagna da tempo? Ma sì! Prendiamo un antidolorifico e ci sentiamo pronti a scaricare la nostra energia nelle nostre nuove, performanti, scarpette da runner.
Ah, meglio di no? E perché?
Il perché ce lo spiega il dottor Massimo Allegri, anestesista e terapeuta del dolore presso il Centro Medico Benvita.
Buongiorno dottor Allegri, ci spiega in poche parole in che cosa consiste il trattamento del dolore per gli sportivi?
Consideriamo che il dolore affligge circa il 60% delle persone che praticano sport amatoriale e, nel 50% dei casi, ne riduce l’attività. Dati questi numeri noi di Benvita cerchiamo, in buona sostanza, di migliorare le prestazioni riducendo il dolore fisico cronico o conseguente a infortuni, in modo fisiologico, non farmacologico.
Sta dicendo quindi che esistono sostanzialmente due strade per ridurre il dolore?
Articolerei la questione in maniera diversa… Nel momento in cui c’è il dolore durante l’attività sportiva, può derivare o da un infortunio o da qualcosa di cronico. Nel primo caso il dolore diventa un elemento da integrare nel processo riabilitativo (ad esempio si tratta attraverso la fisioterapia); se parliamo invece di un dolore cronico, significa che nasconde un’alterazione di struttura o di articolazione o di movimento che limita l’attività e limita la performance sportiva.
E qual è l’approccio che si ingaggia solitamente nel caso del dolore cronico?
La consuetudine indica come si tenda ad aggredire il dolore con farmaci che cercano di silenziarlo, ma che in realtà non fanno altro che alimentarlo. Le porto un esempio: l’atleta che prende il cortisone o che segue una terapia farmacologica perché quando corre ha dolore al ginocchio, probabilmente non sa che è come se si…dopasse.
In che senso, scusi?
Gli antinfiammatori, il cortisone, sono farmaci che possono rallentare la percezione del dolore, ma che non portano alla guarigione della causa del dolore stesso. In questo senso sono doping: alterano la percezione del dolore, consentendo di migliorare le prestazioni, ma non guariscono. Inoltre gli antinfiammatori riducono le capacità renali: ogni volta che prendo un antinfiammatorio il rene va in sofferenza. Se lo prendessi prima di andare a fare una gara in cui ci si disidrata (ad esempio una maratona), metterei a rischio il mio organismo di insufficienza renale.
Tornando all’esempio dell’atleta, che cosa dovrebbe fare per il dolore cronico al ginocchio?
Il nostro atleta dovrebbe capire che quel dolore è il segnale di un elemento di alterazione che bisogna correggere con la postura e con un trattamento del dolore che vada ad essere causale, ad esempio con la medicina rigenerativa.
In che modo la medicina rigenerativa può contribuire al trattamento del dolore?
Dobbiamo dire che la medicina può rigenerare alcuni elementi articolari, ma, soprattutto, elimina e modula l’infiammazione a lungo, permettendo così la guarigione di quell’articolazione. Come trattamento del dolore, la medicina rigenerativa è un elemento assolutamente innovativo da tenere in considerazione, ad esempio, per il mal di schiena. Questo approccio, però, deve assolutamente essere integrato in un percorso riabilitativo multidisciplinare che permetta non solo di togliere il dolore, ma addirittura migliorare la propria performance sportiva.
Ciò che stiamo dicendo riguarda solo lo sportivo agonista o anche tutti coloro i quali vanno a fare la corsetta o la pedalata nel fine settimana?
Riguarda tutti quei 20 milioni di persone che in Italia praticano sport con continuità o saltuariamente. Dal runner che corre al parco nel weekend e ha male al ginocchio, al golfista che ha male alla spalla, per arrivare a chi pratica sport con maggiore frequenza a livello agonistico.
Se fossi un corridore della domenica e corressi sopportando un dolore alla schiena, che cosa dovrei fare?
Dovrebbe recarsi presso il Centro Medico Benvita, rivolgersi al terapista del dolore e affidarsi al nostro team multidisciplinare che coinvolge figure mediche di vario tipo e che si occupa di diagnosi e trattamento del dolore in maniera multidisciplinare e simultanea. La simultaneità dell’intervento è fondamentale, perché gli specialisti collaborano contemporaneamente per garantire all’atleta la guarigione e il miglioramento delle prestazioni.
Quanto è diffusa la cultura della diagnosi e del trattamento del dolore in modo fisiologico?
Non è diffusa… Oggi si va dal singolo specialista, che va bene, ma che da solo non può risolvere un problema che necessita indubbiamente di un approccio più ampio. La diagnosi e il trattamento del dolore dello sportivo in modo fisiologico pongono il medico nelle condizioni di garantire un aumento delle performance in modo salutare.
Ci sono delle discipline sportive che più di altre si prestano a manifestazioni di dolore?
Tutti gli sport ripetitivi portano a sovraccarichi articolari: tennis, golf, la corsa (ginocchia). Non c’è uno sport che sia più a rischio di altri. Sicuramente tennis, golf, corsa, ciclismo sono più a rischio rispetto, ad esempio, al nuoto. Però, poi, dipende: se si nuota a rana o a delfino c’è un sovraccarico completamente diverso. Il concetto della diagnosi del dolore nello sportivo è predominante in qualsiasi tipo di sport e non è che debba essere medicalizzato come concetto, ma neanche scotomizzato.
Ringraziamo il dottor Allegri e vi rimandiamo al nostro sito per contattare i nostri specialisti e per avere ulteriori informazioni sulle novità del Centro Medico Benvita.