11 Gen Nebbia cognitiva? Facciamo luce
Nel corso dell’ultimo anno il Covid-19 ha mietuto molte vittime e ha generato conseguenze spesso importanti, anche a distanza di mesi, in molte delle persone guarite dall’infezione. Ora siamo all’inizio della campagna di vaccinazioni contro il Covid-19 e da settimane ci troviamo in presenza di una delle conseguenze più misteriose della malattia: la cosiddetta nebbia cognitiva. Cerchiamo di capire di che cosa si tratta.
NEBBIA COGNITIVA: DI CHE COSA SI TRATTA
Innanzitutto parliamo di sintomi: che cosa rientra nella definizione di nebbia cognitiva? Mancanza di concentrazione, difficoltà di attenzione e di memoria a breve termine, incapacità di prestare attenzione alle informazioni importanti durante l’esecuzione di un compito e per tutta la sua durata, sono alcuni degli effetti più evidenti e persistenti per settimane dopo la guarigione, in alcune persone che hanno contratto il Covid-19, seppure in forma lieve. La nebbia cognitiva rientra tra i sintomi e i disturbi che accompagnano molti soggetti guariti dal Covid per settimane o addirittura mesi, dando luogo alla definizione di “long Covid”, espressione emblematica che dà bene l’idea di come gli effetti di questa malattia possano accompagnare per lungo tempo chi la contrae.
L’IDENTIKIT
La particolarità della nebbia cognitiva è data anche dall’identikit dei soggetti che ne soffrono: per lo più tra i 18 e i 49 anni, tutti colpiti da una forma leggera dell’infezione e che hanno manifestato almeno quattro sintomi della malattia, come la tosse, febbre, difficoltà nel respiro e mal di gola.
GLI STUDI
Non vi sono ancora studi definitivi ed esaurienti su questa caratteristica del long Covid, ma esistono comunque alcune ricerche effettuate su campioni ridotti negli Stati Uniti, in Canada e in Cina. In tutte, come riportato dal New York Times, dall’Harvard Medical School e dalla Johns Hopkins University, emergono testimonianze di pazienti ormai guariti che non ricordano, ad esempio, il contenuto di conversazioni appena avute, o non riescono più ad esprimersi come prima perché non trovano le parole. Si dimenticano viaggi, ci si scorda il tipo di macchina che si possiede, si perde la cognizione di procedure lavorative consolidate in anni. Tra i dati raccolti, una persona su 20 manifesta la nebbia cognitiva anche otto settimane dopo essere clinicamente guarita dal Covid. È comunque importante sottolineare come questi problemi si rivelino, molto probabilmente, transitori, e che possono non essere sintomi legati solo al Covid-19.
LE CAUSE
Ma perché accade tutto ciò? Che cosa succede al nostro organismo quando contraiamo il Covid? Sono diverse le ipotesi di risposta. Secondo gli studi della Johns Hopkins University School of Medicine, il virus SARS-Cov-2, responsabile del Covid, è in grado di attraversare la barriera emato-encefalica, generando diverse conseguenze neurologiche. Ogni virus entra nelle cellule umane attraverso la cosiddetta proteina spike, una vera e propria chiave d’entrata nel nostro organismo. Per quanto riguarda il Coronavirus lo studio citato ipotizza che la proteina spike attraversi la barriera emato-encefalica mettendo in atto un comportamento tossico nei tessuti cerebrali che genera la nebbia cognitiva. Secondo un altro studio riportato dal New York Times, invece, la causa sarebbe un’attivazione continua del sistema immunitario anche dopo l’infezione e le molecole infiammatorie che produce il nostro corpo agirebbero come tossine anche per il nostro cervello.