apnee e alimentazione

Speciale sonno:
apnee e alimentazione, quale relazione?

Insieme al dottor Ferruccio Cavanna, biologo della nutrizione presso il Centro Medico Benvita, cerchiamo di capire in che modo l’alimentazione può influire sui disturbi del sonno, in particolare sulla sindrome più diffusa, ovvero le apnee notturne. La chiacchierata col dottor Cavanna rientra nel ciclo di interviste che Benvita ha organizzato con i suoi specialisti per consegnare ai proprio utenti un pacchetto di approfondimento sui disturbi del sonno.

Buongiorno dottor Cavanna, è corretto dire “ho mangiato pesante” per giustificare una nottata caratterizzata da un sonno poco riposante?

No, non è corretto. Per esser più precisi non è corretto attribuire a qualche alimento qualche responsabilità che vada oltre una difficile digestione. E’ corretto invece parlare di un legame ormai consolidato tra le apnee notturne e l’alimentazione, ed è fortissima l’associazione esistente tra apnee notturne, obesità o sovrappeso.

Perché questa affermazione così tranchante? Vi sono dei dati in merito?

Tenga conto che il 60% dei soggetti obesi va incontro a fenomeni di apnee notturne. Questo dice tanto, se non addirittura tutto.

Quindi, da uomo della strada, mi azzarderei a dire che una perdita di peso aiuterebbe…

Certamente: l’intervento più semplice, quasi banale, è il calo ponderale, ovvero la riduzione del peso corporeo. Questo dovrebbe avvenire sperando di riuscire a far diminuire la massa grassa, cosa non scontata dato che, soprattutto nelle diete fai da te, la prima a sparire è la massa magra… Ma nel nostro caso, dato che le apnee notturne hanno un meccanismo anche anatomico meccanico legato ai soggetti obesi, è proprio la massa grassa che arriva a ostruire le vie aeree superiori: ad esempio il grasso che si accumula sul collo e sotto la lingua, restringendo il palato va a chiudere il passaggio dell’aria, mentre il grasso viscerale, visto che dormendo ci si stende, si ritrova a fare pressione a livello anatomico sul diaframma, provocando lo stesso effetto ostruttivo. Serve quindi senz’altro fare di tutto per perdere la massa grassa.

Obesità che, tra l’altro, si accompagna già di suo ad altre patologie. Quanto queste patologie entrano in correlazione con le apnee notturne? 

Legata all’obesità c’è una condizione clinica che si chiama sindrome metabolica. E’ una condizione che prevede l’essere diabetico, avere la pressione alta, il colesterolo alto, l’acido urico alto, i trigliceridi alti. Queste sono tutte patologie legate al sovrappeso e all’obesità. L’obesità in particolare porta a fenomeni tipo ipertensione, alterata glicemia a digiuno, colesterolo alto. A questi soggetti, quando entrano in apnea, ovvero in ipossia intermittente cronica, gli si rinforza l’ipertensione e l’alterazione della glicemia. E’ un cane che si morde la coda… Tra i disordini introdotti dalle apnee notturne c’è pure il rischio arterosclerotico.

Chi sono i pazienti che si rivolgono a lei?

Uomini in numero doppio rispetto alle donne. Questa differenza è abbastanza intuitivo se pensiamo a quanto detto prima e al fatto che gli uomini tendono a mettere su grasso viscerale, mentre le donne sul sedere o i fianchi.

Raggiunto il calo programmato il problema si risolve?

Diciamo che si attenua sicuramente, poi dipende dal punto di partenza di ciascuno.

Ringraziamo il dottor Cavanna e ricordiamo che, cliccando questo link, si può prenotare una visita con lui.

 

Redazione Benvita
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